Alla mattina, come d’incanto, del radiatore non c’è più traccia presumibilmente Palermo & C. hanno provveduto a rimontarlo dato che, mentre facciamo colazione, sentiamo in sottofondo il ronzio delle nostre jeep che si scaldando in vista dell’ingresso al parco nazionale dove inizieremo il nostro peregrinare per lagune.
La prima chiazza d’acqua che incontriamo nel nostro tragitto è la Laguna Amarilla seguita dalla Laguna Celeste. Ci sgranchiamo le gambe passeggiando sulle loro rive e cominciamo a prendere confidenza con i fantastici colori della Bolivia.
Avvistiamo i primi fenicotteri rosa e lungo la strada cerchiamo di avvicinare qualche lama, ma dobbiamo ancora affinare le nostre tecniche per non farci seminare nella radura. Per fortuna ne troviamo un po’ raggruppati in un recinto e scattiamo loro qualche foto da distanza anti sputo.
Dopo aver passato un’altra notte in ospedaje basico, visitiamo la Laguna Elionda e la Laguna Goipe, quella bianca con le montagne di sapone. A proposito di sapone, sarebbe proprio ora di darsi una bella lavata infatti, data l’inavvicinabilità dell’acqua gelida dei nostri “alberghetti”, la polvere comincia a formare uno strato protettivo sopra la nostra pelle che le salviettine umidificate faticano a scolpire.
E’ proprio a questo punto però che, provvidenziale come una galleria mentre la radio passa Tiziano Ferro, avvistiamo all’orizzonte il vapore di acque sulfuree.
Non ci sembra vero di poterci fare un bagno nelle terme a cielo aperto. Non esitiamo un istante e ci godiamo il tepore mentre, sporcando l’acqua, spaziamo con lo sguardo sul fantastico panorama che ci circonda. Spettacolo… sarebbe da non uscire mai!
Quando Mauricio ci richiama all’ordine cerchiamo di temporeggiare fino all’ultimo, ma abbiamo il Cile che ci attende e un mezzo ci aspetta al di là del confine… non possiamo fare tardi.
Ripartiamo di gran carriera direzione Hito Cajon. Attraversiamo il Deserto di Dalì dove ci sembra di essere all’interno di uno dei quadri visionari del pittore spagnolo. Ci fermiamo alla Laguna Verde che ci regala un colpo d’occhio da brividi e solo dopo qualche ulteriore chilometro raggiungiamo la frontiera.
Facciamo l’ultimo pranzo in terra boliviana e salutiamo i nostri driver che, insieme alle cuciniere, si accamperanno al confine fino al nostro rientro dalla due giorni cilena.
Dopo aver effettuato la trafila burocratica in Bolivia saliamo su un pulmino che ci porterà al punto di ingresso cileno. Tra i due avamposti frontalieri c’è di mezzo una discesa di 40 km e un dislivello di 1.800 metri che mette alle corde i freni dei mezzi. Per fortuna non dobbiamo utilizzare le vie di fuga predisposte ai lati della strada per l’arresto forzato e giungiamo alla dogana cilena portandoci dietro una puzzolente scia di ferodo.
Veniamo controllati minuziosamente e i nostri bagagli vengono usati come test per il cane antidroga. Il sacco a pelo con la sostanza incriminata, posizionato beffardamente dalle guardie, viene individuato solo dopo qualche giro a vuoto dall’agente a 4 zampe. Alla fine, comunque, cane promosso e noi liberi.
Abbiamo poco tempo per visitare la Svizzera del sud america, così abbandoniamo al volo i bagagli in un vero albergo e partiamo a razzo con la nostra “mitica” guida.
BOLIVIA CILE 2017
Indice
Episodio 1 | La lunga rotta verso Sucre e le miniere di Potosì | link |
Episodio 2 | Le quebradas di Tupiza e la Ciudad de Roma | link |
Episodio 3 | Le prime lagune e la frontiera cilena | Sei qui |
Episodio 4 | San Pedro de Atacama e l’altopiano boliviano | link |
Episodio 5 | La laguna negra e Italia-Bolivia 7-6 | link |
Episodio 6 | Il Salar de Uyuni e il vulcano Tunupa | link |
Episodio 7 | Addio jeep, in pullman verso La Paz e Titicaca | link |
Episodio 8 | Alieni a Tiwanaku e la Carretera de la Muerte | link |
Extra | Foto Album | link |